L’edizione 2025 di Le Contrade dell’Etna si è appena conclusa con numeri che parlano da soli: 80 cantine partecipanti, oltre 4.000 visitatori, quasi 5.000 bicchieri utilizzati, 1.200 bottiglie stappate e 1.500 pasti consumati. Questi sono solo alcuni dei dati che raccontano l’edizione numero sedici della rassegna dedicata ai vini del vulcano. L’evento, che quest’anno si è tenuto il 13 e 14 aprile a Randazzo, all’interno del Sikania Garden Village, ha confermato la crescente attenzione e passione per i vini dell’Etna. Come sottolinea Benjamin Franchetti, uno degli organizzatori: “Una conferma per i produttori e per gli appassionati dei vini del vulcano”. E anche quest’anno, la magia del vulcano e dei suoi vini ha continuato a sorprendere.
Le Contrade dell’Etna 2025 è un’occasione imperdibile per immergersi nel cuore di un territorio unico al mondo, dove il vino nasce e cresce in simbiosi con la terra vulcanica. Un luogo dove la passione per il vino è scolpita nella roccia, come le vigne che si arrampicano sulle pendici del vulcano. Un evento che non si limita a raccontare l’Etna, ma invita tutti noi a respirare, gustare e vivere questa magia.
Fino a poco più di 20 anni fa, sull’Etna si faceva il “riposto”, un vino da taglio che veniva utilizzato per dare corpo a vini più leggeri provenienti da altre regioni, come il Piemonte. Era un altro mondo, un mondo in cui l’Etna non era ancora la protagonista che conosciamo oggi. Ma il territorio, la sua storia e i suoi viticoltori hanno deciso di riscrivere il destino di queste terre, recuperando la tradizione e l’identità uniche che fanno di quest’isola una gemma nel panorama vinicolo mondiale.
La viticoltura sull’Etna affonda le sue radici nei tempi dei Greci, che portarono con sé la cultura della viticoltura. Questo legame millenario è sopravvissuto fino ai giorni nostri, grazie al particolare allevamento della vite ad alberello etneo, un sistema che unisce l’antico metodo greco con le esigenze moderne. Pochi sanno che, fino a qualche anno fa, venivano dati incentivi economici a chi espiantava alberelli di vitigni autoctoni come il Nerello Mascalese e il Cappuccio, per fare spazio ai cosiddetti “vini migliorativi“, ovvero varietà internazionali. Un intervento che, fortunatamente, non ha cancellato la storia, ma che ha aperto una nuova stagione di riscoperta delle varietà autoctone.
Il Nerello Mascalese, il vitigno simbolo dell’Etna, prende il nome da Mascali, un piccolo paese che si trova sotto il vulcano. La sua uva è come una fibra pulsante che scorre attraverso le contrade, donando al vino una struttura che rispecchia la robustezza e l’eleganza del territorio. Il terreno vulcanico ha una peculiarità che lo rende unico: la fillossera, quel parassita che ha devastato altre regioni vinicole, non è mai riuscita a fare breccia sull’Etna. Grazie a questa benedizione naturale, molte viti, anche di 200 anni, sono ancora lì, come custodi di una storia senza tempo, un patrimonio che va preservato e amato e che donano vini unici.
L’Etna non ha bisogno di copiare la Borgogna, ha già una sua identità, un carattere unico che lo rende un territorio e un terroir senza pari. Qui non si fanno “vini sull’Etna“, ma “vini etnei“, che sono l’espressione più pura della terra, del vento e del vulcano che ogni giorno regala una nuova sfida al viticoltore.
Sul versante est, a Milo, la viticoltura raggiunge il suo apice con il Carricante, il vitigno bianco che sa raccontare in modo unico l’essenza di questa terra. Le viti di Carricante, che arrivano a 1200 metri di altitudine, vivono sotto una luce speciale, quella del mare che bacia la montagna e quella della lava che plasma i terreni. Qui, dove il cielo incontra la terra, il Carricante prende vita, producendo un vino che è l’equilibrio perfetto tra freschezza e minerali, tra eleganza e struttura. La sua acidità vibrante e il suo profumo di agrumi e fiori bianchi sembrano racchiudere l’essenza stessa di questa montagna che è una delle più alte d’Europa, un terroir che, grazie alla sua composizione unica, regala un vino che non ha eguali.
Che cosa c’è di più emozionante di godersi un calice di vino sulla terrazza di una cantina, a 800 metri di altitudine, con il vulcano che erutta sullo sfondo e la vista che spazia fino al mare? È un momento che racchiude in sé tutta la magia di un territorio che vive, che respira, che continua a evolversi e a regalare sorprese.
Le Contrade dell’Etna 2025 è il palcoscenico dove tutto questo si svela. Qui il vino non è solo un prodotto, è una storia, un’esperienza, un’emozione che ti rimarrà nel cuore. Non perdere l’occasione di scoprire questo angolo di mondo che continua a far parlare di sé, dove ogni bottiglia è un pezzo di terra, di vulcano, di passione.