Un decennio, quello degli ottanta, in cui andare al ristorante significava confrontarsi con ingredienti bizzarri e preparazioni considerate allora di grande eleganza. Oggi il fascino di quegli anni dominanti da spalline giganti, capelli cotonati e una propensione ai consumi senza eguali torna a farsi sentire in un rendez-vous nostalgico che segna corsi e ricorsi storici anche in cucina.
“Per quanto il nostro ricordo sia quello di anni divertenti e leggeri, dove forse tutto era un po’ più facile bisogna anche rendersi conto che in quegli stessi anni l’attenzione alla sostenibilità, al rispetto per l’ambiente, e al consumo critico era per molti pari a zero – racconta Nino Mostaccio – socio fondatore di Casa e Putia – Gli anni 80′ rappresentano un po’ l’inizio della fine, gli anni in cui siamo definitivamente finiti nel baratro della globalizzazione, quelli in cui la quantità di anidride solforica emessa dalle aziende era utilizzata come indicatore dello sviluppo economico delle nazioni, anni in cui ogni eccesso è stato giustificato, anche in cucina. Per questa ragione vogliamo presentare un menù dove si metta in luce, in modo anche leggero e goloso, quello che quegli anni sono stati e i passi in avanti che sono stati fatti sulla consapevolezza e sul consumo responsabile, grazie anche al lavoro degli Osti e delle Osterie di Slow Food.”
La nuova guida delle Osterie Slow Food verrà presentata proprio il 22 febbraio e verrà accompagnata da un susseguirsi di portate dove gli ingredienti e le ricette classiche degli anni 80 verranno rivisitate e riviste in chiave più sostenibile e consapevole.
Adriana Sirone: ‘Tutti noi abbiamo ricordi molto belli di quegli anni, eravamo giovani e in cucina dominavano gli eccessi come nella moda e in tv, erano anni votati però ad consumismo sfrenato, con cui stiamo già facendo i conti sia in termini ambientali che finanziari. Non ci si chiedeva la provenienza degli ingredienti e c’era una grande fascinazione per l’industria alimentare che prometteva miracoli in cucina. Oggi sappiamo invece che il lavoro più prezioso per un cuoco é proprio un’attenta ricerca delle materie prime e dei fornitori, privilegiando le filiere corte e le produzioni artigianali. Per questa ragione abbiamo voluto mettere a punto un menú in cui la nostalgia degli anni 80 e la sostenibilità si incontrano, privilegiando ingredienti di territorio e produzioni alimentari artigianali.”
Ecco qui quattro piatti di questo menù con cui cimentarsi, con un po’ di pazienza anche a casa, o da cui prendere ispirazione per una cena che faccia sorridere e ricordare il decennio più leggero di sempre ma anche quello più disastroso dal punto di vista ambientale.
Così le verdure della mitica insalata russa diventano bio, nel celebre vitello tonnato il tonno in lattina viene sostituito con la più gustosa è sostenibile alalunga sott’olio dei nostri mari. Immancabili anche le farfalle al salmone che diventano un goloso primo piatto in cui una crema di caprino girgentano incontra l’aguglia imperiale e la vodka, e poi ancora il goloso secondo ‘Mari e Monti’ dove il capocollo di suino nero dei Nebrodi si intreccia con il polpo, il miele di ape nera e una crema di fave, ricotta di pecora e finocchietto.