Tenere sotto controllo la curva epidemiologica e scongiurare un nuovo lockdown generalizzato: sono questi gli obiettivi dichiarati del nuovo DPCM del 24 ottobre 2020 presentato dal Presidente del Consiglio Conte. Le misure anti-Covid, più restrittive di quelle della scorsa settimana e in vigore dalla mezzanotte di oggi, presentano un conto salato per i settori della ristorazione, della cura della persona e della cultura.
Le nuove restrizioni
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Per la ristorazione si riducono drasticamente gli orari e le modalità di gestione dell’attività. Per bar, pasticcerie, gelaterie, ristoranti e pub l’apertura è consentita tutti i giorni dalle 5 alle 18, orario tassativo di chiusura al pubblico. Dopo questo orario, si potrà mantenere l’asporto e la consegna a domicilio – fermo restando il divieto di consumo sul posto e nelle immediate vicinanze, e la vendita di alcolici da asporto dopo le 18. Ai tavoli ci si potrà sedere massimo in 4 persone, a meno che non si appartenga tutti ad un medesimo nucleo familiare.
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Negli alberghi e nelle strutture ricettive non è posto limite di orario alla ristorazione per gli ospiti alloggiati, così come rimangono aperte le attività delle mense e dei catering, oltre ai punti di ristoro in autostrada, negli ospedali e negli aeroporti.
Gli indennizzi previsti
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Per tutte le categorie colpite in maniera così importante, il Presidente del Consiglio ha promesso indennizzi dalla seconda metà di novembre, indennizzi sotto forma di contributi a fondo perduto, credito d’imposta per gli affitti commerciali nei mesi di ottobre e novembre, abolizione della seconda rata IMU e prolungamento della cassa integrazione.
La risposta dei ristoratori
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A fronte di tutto questo, la risposta dei ristoratori non si fa attendere: la FIPE- Confcommercio, che ha espresso apprezzamento per i provvedimenti annunciati dal Premier, ha indetto per il 28 ottobre una manifestazione nazionale in 21 piazze italiane, a sottolineare gli impatti di una decisione che colpisce un settore con oltre 50.000 imprese e 350.000 posti di lavoro, e che soprattutto, nonostante gli investimenti e gli sforzi fatti per adeguarsi alle regole, rischia di fungere da capro espiatorio in questa vicenda.