STRADA MANGIANDO
street food e non solo

La Cena di Carta a Masseria Carminello a Valverde

“Oh bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao ciao ciao….”chi non la conosce? Forse è diventata un tormentone grazie alla serie che ha emozionato sfidato e lasciati in suspense il pubblico amante delle serie tv, magari  la prima volta che l’abbiamo ascoltata era sembrato un omaggio e basta. E invece è una di quelle cose che danno il senso all’intera serie La Casa de Papel, serie tv spagnola vincitrice dell’International Emmy Award, ha appassionato un pubblico molto ampio non appena è arrivata su Netflix, e questo grande successo ha impressionato anche i due ristoratori, Antonio Rosano e Giovanni Samperi, tanto da indurli ad organizzare una serata in onore della serie tanto amata martedì 1 Marzo in occasione dell’ultimo giorno di carnevale..

“Nessun giorno è perfetto per una rapina.” Ma per mangiare buon cibo si. Pronti ad indossare le vostre maschere Dalì e a chiamarvi con nomi di città? “Nessun nome, nessun particolare personale, nessuna relazione.”  Queste le regole della rapina più colossale del secolo ma anche  e della serata gastronomica.

Bella ciao, per tutti, significa una parola: Resistenza. La Casa di Carta, non è solo un attacco al sistema, dove la maschera di Salvador Dalì e di Guy Fawkes si sovrappongono. Come in una moderna Congiura delle Polveri, il Professore pronuncia parole dense “Saremo la resistenza. E per Masseria Carminello la resistenza è opporsi alle mode ma diventarne una; è sfidare i gusti sensibilizzando gli animi.  Ma contro chi può essere la Resistenza? È da anni, ormai, che si respira nell’aria sfiducia e ostilità nei confronti dei sistemi “carnevaleschi” di cui siamo parte integrante indossando maschere di professionisti e di esperti ma che ogni tanto abbiamo il coraggio di sabotarli con astuzia e umorismo anche attraverso il cibo. 

“C’è bisogno di più coraggio per l’amore che per la guerra.”è così che recitava  Berlino ed aveva ragione. 
Tokyo, Denver, Nairobi, Rio, Mosca, Berlino, Helsinki e Oslo svelano nel corso delle stagioni la loro storia,  perdite, conti in sospeso e inadeguatezze. A questi personaggi se ne aggiungeranno altri: Lisbona, Stoccolma, Palermo, Bogotà e Marsiglia, ad arricchire la trama. E nelle stagioni successive, Manila, Pamplona e Logroño. E man mano che la narrazione progredisce, maggiore sarà la caratterizzazione dei personaggi stessi che aumentano di spessore e non restano appunto, solo maschere. Così come per le pietanze che si susseguiranno caratterizzeranno gli animi dei personaggi e daranno spessore ai sapori che li compongono. 

La trama della serie nella prima stagione ruota attorno a una rapina effettuata ai danni della Zecca di Stato spagnola da parte di otto persone reclutate da un uomo che si fa chiamare Il Professore. Tra questi otto rapinatori abbiamo anche il celebre Berlino, personaggio tanto carismatico quanto capace di suscitare sentimenti contrastanti tra gli spettatori un personaggio misogino, crudele, con un forte senso dell’onore e tanto, tantissimo sangue freddo. Berlino è capace di mantenere la calma anche nelle situazioni più catastrofiche e, in un modo o nell’altro, riesce sempre a cavarsela al meglio. La storia del Professore e della sua banda è molto più che un heist movie.  Le tute rosse, indossate dai rapinatori e dagli ostaggi assieme alle maschere di Dalì, confondono il sistema e rendono irriconoscibili sequestrati e sequestratori, quasi come fossero un gruppo unico.

Il rosso è inoltre un colore usato come simbolo di libertà, dalla Cuba degli anni Cinquanta, alla Francia della Rivoluzione del Settecento. E per il martedì grasso anche Masseria si tingerà di rosso, con alternanze di pietanze che omaggeranno i più amati della serie e sfideranno anche i palati più equilibrati. Immergeranno i commensali in un’atmosfera di rapina rocambolesca in cui si potrà scegliere da che parte stare. Armarsi di mitra e che sia ostaggio o rapinatore dovranno prendere la mira e sparare al centro del gusto. 

“Devi aspettare pazientemente che arrivi il tuo momento e solo a quel punto prendi la mira e dici qualcosa tipo: mi chiamo Alison Parker e sono una figa da paura. BOOM!” recitava così  Denver in una delle puntate della serie eh bene bisogna mirare e prendere al centro l’estasi del gusto per sentirsi dei fighi di paura.

“Forse in ognuno di noi esiste una parte di immaturità. E questo fa sì che ognuno di noi è un po’ diverso e magari non è un impedimento” ma diventa elemento fondamentale di un piano.

Ogni episodio della serie è ricco di colpi di scena, azione ed intrighi e tutto questo permette di creare un effetto suspense che spinge lo spettatore a vedere subito la puntata successiva. Ed è questo l’obiettivo dei creatori della serata creare suspense e colpi di scena spingendo gli ospiti a mangiare subito la successiva pietanza per scoprire gli intrighi le gesta dello chef.

Denver uno dei personaggi diceva questo ” Noi siamo quello che mangiamo. E io non voglio più mangiare merda.” E Masseria e il suo staff cercheranno di farvi mangiare ciò che il nostro Denver non voleva mangiare.

Il Professore non progetta rapine per sete di denaro ma per omaggiare le persone che ha amato e che non ci sono più, a partire dal padre. Attanagliato da un profondo senso di solitudine, intelligentissimo e introverso, Sergio tuttavia viene spinto in questo vortice da una forza senza eguali, ovvero quella che lo porta ad assecondare la sua stessa natura. Come si evince da un incontro tra il Professore, suo fratello Berlino e il figlio di quest’ultimo, Rafael (Patrick Criado), rubare è una tradizione di famiglia. Ci sono famiglie di avvocati, di medici, ma la loro è una famiglia di ladri. 

Così anche Masseria vuole omaggiare le persone che amano la loro cucina perché cucinare è una tradizione di famiglia.

Quello che non vediamo ci condiziona più di quanto ci sembri”. “Quello che non vediamo è quello che alla fine più ci ossessiona“. L’arte del gusto è invisibile ma ossessiona le nostri menti ma soprattutto le nostre papille.

“Tutto può andare a puttane in un millesimo di secondo” ma tutto può diventare un grandioso spettacolo come diceva il professore  “È un piano che sarebbe considerato completamente folle a qualsiasi persona sana di mente. Quindi dimenticate di esserlo.” “In un piano perfetto non esiste il caos” ma tutto è organizzato nei minimi dettagli per non deludere spettatori e commensali.

Masseria vuole ricordare l’astuto, calcolatore e deciso, Professore, mente de La Casa di Carta con una delle sue frasi  per sottolineare l’essenza della serata “Noi non ruberemo i soldi di nessuno… perché gli staremo simpatici. Ed è fondamentale, è fondamentale avere l’opinione pubblica dalla nostra parte. Diventeremo gli eroi di queste persone, cazzo.” Hanno reclutato una banda inaffondabile e come esperti giocatori di scacchi come il professore, Antonio Rosano e Giovanni Samperi sanno qual è ogni mossa e ogni contromossa dei suoi sottoposti. Niente sembra sfuggirgli, sono sempre un passo avanti perché deliziare e divertire sono elementi tanto potenti ma allo stesso tempo tanto fragili da  maneggiare ci vuole astuzia e creatività per saperli mischiare in un unico connubio.

Giovanni e Antonio vogliono sottolineare usando un’espressione dell’elegante e carismatico Berlino che: “Tutti dobbiamo morire. È a questo che brindo: al fatto che siamo vivi. E al fatto che il piano funziona che è una meraviglia. Alla vita!” quindi brindate insieme a lui e alla banda dei Dalì e “Signori, continuate a coltivare la bellezza. E questo colpo, Sergio, è un’apologia della bellezza. È la nostra opera maestra”.