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La riapertura dei ristoranti vale 2,5 miliardi di euro per il settore del vino italiano

La riapertura dei ristoranti, bar e agriturismi, che rappresenta il primo mercato di sbocco per il vino italiano, potrebbe valere 2,5 miliardi di euro per il settore vitivinicolo Made in Italy, secondo una stima della Coldiretti, diffusa durante l’incontro online “Il mercato del vino dopo un anno di pandemia” promosso dalla Coldiretti e dal Comitato di supporto alle politiche del vino. Questa riapertura avrebbe un impatto significativo sul settore vitivinicolo, in particolare sui prodotti a maggior valore aggiunto come i vini a denominazioni di origine e indicazione geografica, che rappresentano il 70% della produzione nazionale e che sono stati fortemente penalizzati dalla pandemia.

A causa dei lockdown e delle restrizioni imposte dai vari DPCM, sono rimaste invendute oltre 220 milioni di bottiglie di vino dall’inizio della pandemia, secondo un’analisi della Coldiretti. Di conseguenza, più di due terzi delle aziende vitivinicole hanno registrato una perdita di fatturato nel 2020, con punte superiori al 30% rispetto all’anno precedente, secondo le stime dell’associazione. Nonostante l’aumento dei consumi domestici di vino durante i lockdown, con una crescita degli acquisti rispettivamente dell’8,3% e del 7,5% nel 2020 rispetto all’anno precedente, stando a un’analisi Coldiretti su dati Ismea, questo non ha compensato il crollo delle vendite legato alla chiusura dei ristoranti, agriturismi e bar.

Tuttavia, il settore vitivinicolo italiano rischia di essere ulteriormente penalizzato a partire dalla prossima vendemmia a causa del maltempo e del gelo, che hanno colpito duramente le vigne in Italia e in Francia, i due principali paesi produttori di vino. Le gelate tardive hanno compromesso almeno il 10% della produzione in alcune regioni italiane, secondo una prima ricognizione della Coldiretti. In Francia, la situazione è ancora peggiore, con forti gelate che hanno danneggiato gravemente le gemme dei vigneti, riducendo la vendemmia in alcune aree anche del 90%, per un calo complessivo stimato tra il 30% e il 40% del totale. Questi fattori potrebbero avere un impatto significativo sulla produzione e sulla disponibilità di vino italiano sul mercato.

Simone Scarso