STRADA MANGIANDO
street food e non solo

Pasta mon amour: dagli spaghetti speed ai grani antichi

Secondo molte catene di ristorazione nel mondo gli spaghetti sono il formato di pasta preferito. Nel mondo se ne producono circa 15 milioni di tonnellate e più di un terzo, quasi quattro tonnellate, è Made in Italy. Se si guardano solo gli Stati Uniti, risulta che un piatto di pasta su tre proviene dalla produzione di un pastificio Made in Italy. Tanto che l'export della pasta ha tenuto anche nei difficili primi 10 mesi del 2020 crescendo del 15,6% (ed il riso del 12%) mentre le esportazioni del Bel Paese cadevano del 12%. Tra i marchi di pasta più venduti oltreoceano, accanto ai colossi industriali, si trovano quelli artigianali. Uno di questi è Rustichella d'Abruzzo, un pastificio nato nel 1924 a Penne, in provincia di Pescara. Il suo brand è presente in 70 paesi nel mondo e il suo fatturato di circa 12 milioni di euro deriva per l'85% dalle vendite all'estero con il 45% nel Nord America, 25% in Europa e 20% in Asia. 

Un'azienda che ha fatto scelte coraggiose per imporsi nei mercati esteri puntando sia su tradizione che su una innovazione non comune. Dai suoi laboratori escono paste trafilata al bronzo ma anche “arditi” paccheri ai frutti di bosco ma è la composizione a fare la differenza nelle scelte di un numero crescente di chef e ristoranti. Composta dal 65% di semola di grano duro e 35% di purea fresca biologica, si permette di cucinare paste in varie “tonalità” per ideare ricette gourmet senza rinunciare alla qualità del prodotto Made in Italy. L'ingresso definitivo nel mercato degli States è avvenuto nel 2014 con la presentazione a New York di una rilettura in chiave fast food degli spaghetti che si cuociono in un minuto e mezzo – una soluzione brevettata – e con un packaging particolare: un ciclista in maglia rosa che sembra Coppi e la dicitura “90 Rapida” che ha ricevuto diversi riconoscimenti internazionali, come il “Global Competence in Food” in occasione dell'edizione 2015 Anuga FoodTec di Colonia – la fiera internazionale per l'industria alimentare – e per il miglior Packaging, e il “Fabi Award” nell'edizione 2016 del National Restaurant Association di Chicago.
 Altro produttore che è riuscito a “globalizzare” con successo la sua produzione artigianale è la cooperativa La Terra e il Cielo di Arcevia, in provincia di Ancona, che ha quote di esportazione del 60%, raggiungendo i cinque continenti, dagli Stati Uniti al Giappone, fino alla Nuova Zelanda. La qualità della sua pasta è stata riconosciuta in Italia e all'estero in molteplici occasioni: nel 1991 ha ricevuto il premio come migliore pasta biologica italiana, nel 2000 è risultata prima come acquisto di qualità e come migliore assortimento al The Pasta Challenge, nel Regno Unito, nel 2006 ha ricevuto il titolo di miglior acquisto etico dalla rivista inglese Ethical Consumer. Inoltre, la pasta integrale di farro dell'azienda marchigiana ha conquistato la medaglia d'argento al Silberner Preis, in Germania. 
La cooperativa nasce nel 1980 per promuovere la cultura della salute e del rispetto dell'ambiente attraverso la qualità, la tracciabilità e la tipicità dei prodotti alimentari Made in Italy. Obiettivo che viene seguito attraverso le culture biologiche e in seguito biodinamiche per produrre pasta e anche cereali, legumi, formaggio, miele e caffè d'orzo. Dal 1985 produce la prima pasta italiana biologica di grano antico e da quel momento cresce l'interesse per i cereali e legumi “antichi” come farro, orzo mondo rondo, etrusco e taganrog. Le sue farine di grano tenero e farro integrali vengono ancora macinate in un molino ad acqua a Piticchio di Arcevia, risalente al 15mo secolo. L'azienda, per la sua internazionalizzazione, ha conseguito certificazioni come il Japan Agricultural Standards, quella Kosher per l'esportazione in Israele e quella Nop per l'esportazione negli Usa.