Modello industriale o produzione biologica? E ancora, il bio è in grado di sfamare la popolazione mondiale? Sulla questione, che sta non poco riscaldando gli animi, interviene il neopresidente di Italia Bio, Lillo Alaimo Di Loro.
“È evidente che il futuro dell’agricoltura e dell’umanità dipende da una conversione radicale e complessiva del modello di produzione che deve imparare a fare a meno di fonti energetiche fossili e fitofarmaci soprattutto di sintesi: le prime perché “non inesauribili” e i secondi perché nefasti per l’uomo e la fertilità dei suoli – afferma – Oggi si assiste a gravi e pesanti attacchi al modello di produzione biologica e alle grandi opportunità che questa rappresenta. Con ragionamenti ora approssimativi, ora semplicemente pretestuosi e interessati, si sostiene che l’agricoltura biologica non sia in grado di provvedere al fabbisogno alimentare dell’intero pianeta. Non è così e bastano davvero pochi numeri per spiegare, qualora ve ne fosse bisogno, quanto ciò non sia vero.
Secondo la Federazione internazionale per l’agricoltura biologica (Ifoam) – dettaglia Alaimo Di Loro – la superficie attualmente destinata all’agricoltura biologica nel mondo è di circa 43,1 milioni di ettari, circa l’1 per cento di tutti i terreni coltivati che, complessivamente, sommano 4,4 miliardi di ettari (dato Fao). Ad oggi, dunque, la responsabilità di quel 12,6 per cento di popolazione mondiale che soffre e muore a causa della fame (secondo Fao 821 milioni di persone non hanno accesso al cibo mentre un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato) non può certo essere attribuita all’agricoltura biologica. Di contro, possiamo affermare invece che circa l’80 per cento della popolazione che ha accesso al cibo, si nutre di agricoltura familiare, condotta in gran parte dalle donne”.
Secondo la Fao, infatti, le aziende familiari per l’autosostentamento sono oltre il 90 per cento di tutte le aziende agricole mondiali e producono circa l’80 per cento in termini di valore del cibo consumato al mondo.
“Significa – prosegue Alaimo Di Loro – che l’80 per cento della popolazione del mondo si nutre già grazie a una agricoltura che non fa uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici. Modello produttivo bel lontano dall’agricoltura industriale e molto vicino, invece, al modello di agricoltura biologica che rappresenta almeno l’81 per cento dell’agricoltura mondiale, se includiamo il nostro smilzo 1 per cento di biologico certificato, e provvede a sfamare buona parte dell’umanità con il minimo impatto ambientale possibile, senza veleni e a bassa entropia.
Italia Bio ha una missione da compiere: dare voce al grande movimento del biologico italiano nel quale già 80mila aziende e operatori si spendono per dimostrare ogni giorno che la qualità ambientale e salutistica dei prodotti bio è una grande opportunità etica, solidale ed economica ed offre l’unica prospettiva che guardi al futuro. Non rimane – conclude – che aprire un’interlocuzione del buon senso con le tante persone che in Italia si rispecchiano in questa linea e avviare un tavolo tecnico con i decisori politici istituzionali per riconoscere i meriti del modello italiano e consolidarlo il più possibile”.